A Premana, in provincia di Lecco, a mille metri di altitudine in fondo alla Valsassina, ha sede il Consorzio Premax, una delle maggiori realtà mondiali nella produzione di articoli da taglio, nata nel 1974 e oggi presente in più di 58 paesi al mondo.
«È una storia che parte da lontano quella del Consorzio Premax, dalla presenza sul territorio già nell’Ottocento di miniere di ferro e dalla plurisecolare capacità dei nostri fabbri di produrre articoli da taglio» spiega Giovanni Gianola (nella foto a fianco), Managing Director del Consorzio che riunisce gli artigiani del distretto di Premana, specializzati nella produzione di forbici e coltelli.
Il Consorzio Premax (acronimo di Premana Export) fattura all’estero più dell’80% del proprio fatturato, a testimonianza del forte valore del brand nel settore tessile, beauty e cucina. Un risultato raggiunto grazie a efficaci reti distributive e a un sapiente utilizzo del commercio elettronico.
«Nel nostro successo – spiega Giovanni Gianola – si vedono le radici della tradizione, la storica capacità manuale degli operatori così come la perfetta sinergia con le più attuali strategie di innovazione di prodotto e di processo».
La vostra, dunque, è una realtà che viene da lontano, le cui radici affondano nella tradizione, ma che adesso guarda al futuro dell’Industria 4.0. Su quali tecnologie avete investito?
«Anche noi viviamo il tempo della trasformazione digitale e siamo stati impegnati nel processo di digitalizzazione della produzione, connettendo tutti i nostri macchinari ai sistemi informatici di fabbrica. Abbiamo anche investito molto per integrare i canali di vendita e-commerce (ad esempio Amazon, market place sul quale siamo presenti) con il nostro sistema ERP. Tale integrazione ci ha consentito di operare più efficientemente sul flusso di dati – relativi a ordini, inventario, prodotti (sono 8.000 quelli presenti nel nostro catalogo), clienti, pagamenti e consegna – che adesso sono comunicati automaticamente tra le piattaforme, diminuendo considerevolmente le possibilità di errore, semplificando le operazioni e consentendoci di rispondere sempre in tempo reale ai nostri clienti e al mercato».
Immagino che questo massiccio investimento in tecnologia abbia avuto anche una ricaduta sulle persone che lavorano con voi e che avranno avuto bisogno di adattarsi al paradigma 4.0.
«Ogni anno avviamo progetti di trasformazione digitale che riguardano il “mondo reale” dei processi produttivi e quello più propriamente “digitale” del flusso dei dati, che coinvolge il nostro reparto commerciale/marketing. Quello che abbiamo imparato è che, per intraprendere il percorso verso l’industria 4.0, non è sufficiente investire in macchinari, in software, ma bisogna affrontare tempestivamente anche il problema delle competenze necessarie per affrontare questa rivoluzione. È per questa ragione che in Premax abbiamo posto subito il tema della formazione delle competenze, agevolando la condivisione di conoscenze che le nostre persone già avevano – quasi un cambio generazionale all’interno dei nostri reparti produttivi e degli uffici -, ma, soprattutto, aprendoci al mondo esterno e alle conoscenze che ci hanno portato i docenti che abbiamo coinvolto».
L‘investimento in formazione, ingente in termini di tempo e risorse per una realtà delle vostre dimensioni, vi ha permesso di superare il gap di competenze che affligge il nostro mercato del lavoro?
«Anche per una realtà come la nostra è difficile trovare le competenze adatte. La scuola non sempre riesce a preparare le figure professionali di cui abbiamo bisogno. Ci siamo, dunque, attivati con tutti gli strumenti a nostra disposizione, compresi quelli della formazione finanziata, e i percorsi di formazione che abbiamo intrapreso sono serviti a superare questo gap, sia aiutando “travasi di conoscenze interne” tra i senior e i nuovi entrati, sia attingendo a conoscenze esterne».
Il credito d’imposta formazione 4.0 vi ha aiutato a introdurre/rafforzare in azienda le competenze necessarie per affrontare la trasformazione digitale?
«Insieme a W.Training stiamo utilizzando da diversi anni il bonus formazione 4.0 e, grazie a questa agevolazione fiscale, abbiamo potuto realizzare molte attività formative arricchendo di conoscenza la nostra realtà. Il credito d’imposta e gli altri strumenti della formazione finanziata sono stati decisivi per una realtà relativamente piccola come la nostra che ha intrapreso la strada dell’industria 4.0. È ovvio che per fare formazione 4.0 un’azienda deve mettere in conto un certo impegno organizzativo, di tempo e di disponibilità dei propri collaboratori, ma uno strumento come il Bonus, se applicato ogni anno a progetti seri e concreti, permette di coprire quasi integralmente il costo della formazione».
Allora non è vero che le PMI non possono utilizzare gli strumenti della formazione finanziata perché troppo complessi da gestire.
«Le piccole e medie imprese come la nostra devono superare il pregiudizio secondo il quale tali strumenti porterebbero un carico burocratico eccessivo. La mia esperienza dice che non è così. Sicuramente bisogna affidarsi a consulenti seri e capaci, però tutto è gestibile e diventa quasi una routine anno dopo anno, quando se ne capiscono i benefici. È importante che le PMI impegnate nella trasformazione digitale superino la diffidenza nei confronti di questi strumenti anche per essere pronte a sfruttare i canali di finanziamento per la formazione che saranno messi a disposizione grazie alle risorse del PNRR: un’occasione irripetibile che deve essere colta anche dalle piccole e medie imprese».