Il momento della ripartenza è finalmente arrivato e aziende e dipendenti sono pronti a guardare avanti, fra sfide e opportunità. Per prepararsi alla nuova fase, l’Italia ha cercato sin dallo scoppio dell’emergenza dovuta al Covid-19, soluzioni e modi per superare gli ostacoli e la formazione ha ricoperto ancora una volta un ruolo importante, nonostante le difficoltà e le necessità di riprogrammare tempi, modi e contenuti.

Per capire come sia stata affrontata e gestita la formazione e prospettare scenari futuri sul tema, InfoJobs, piattaforma numero 1 in Italia per la ricerca di lavoro online, ha realizzato una nuova indagine[1], interrogando aziende dipendenti.

La formazione durante l’emergenza

Il 52% delle aziende intervistate, dichiara di aver offerto ai propri dipendenti corsi online, apprezzati dalla maggioranza dei dipendenti (66%). Andando più nel dettaglio rispetto alle modalità di erogazione durante l’emergenza, il 48% delle aziende afferma di aver trasformato i corsi previsti in forma online, dimostrando una pronta capacità di adeguamento alle necessità contingenti, mentre il 20% aveva già consolidato un sistema di e-learning prima della pandemia. Il 16% delle aziende ha invece attivato ex-novo opportunità su competenze hard e soft per permettere ai dipendenti di investire sulla formazione, nonostante la situazione del Paese.

Chi non ha proposto corsi per il personale (48% delle aziende intervistate), imputa la causa alla chiusura forzata per l’emergenza Covid-19 (32,5%), o perché prediligono il contatto di persona della formazione tradizionale (25,6%), oppure perché non hanno attive politiche di formazione aziendale (21%).

Anche per i lavoratori l’acquisizione di nuove competenze è importante. A fronte di un 83,6% dei lavoratori intervistati che dichiara di non aver ricevuto proposte di formazione dall’azienda, sono molti i lavoratori che hanno deciso di approfittare di questo “tempo sospeso” per investire autonomamente in formazione (55%), per migliorare le proprie competenze tecniche (20%), per potenziale le proprie soft skills (19,6%) ma anche semplicemente per approfondire passioni e interessi (15%). Il restante 45% dei lavoratori invece non ha usufruito di corsi di formazione, principalmente per la mancanza di tempo.

Il futuro della formazione

La fruizione di un percorso di apprendimento da remoto è stata una soluzione necessaria durante il lockdown e ha dato spunto a una riflessione sul futuro della modalità di formazione, in presenza oppure online. Oltre il 55% delle aziende è propenso ad adottare formazione a distanza, perché considerata più efficace (25%), più conveniente (20%) e, dato interessante, la preferita dai dipendenti (11%). L’e-learning ha quindi trovato nell’emergenza la grande opportunità di farsi conoscere e “testare” in maniera massiccia, tuttavia la modalità di apprendimento in presenza rimane al centro delle preferenze di un buon 36,5% delle aziende italiane, mentre una piccola parte (8,5%) non investirà più.

L’impatto dei mesi di lockdown e la situazione di preoccupazione e incertezza attuale, impatterà non solo nelle modalità di fruizione, ma anche nel contenuto stesso della formazione. In occasione dell’Indagine InfoJobs[2] sui trend del mercato del lavoro 2020 condotta a gennaio 2020, il 27% delle aziende affermava che la formazione continua e tailor-made fosse un aspetto chiave per restare al passo con i tempi ed evolversi in linea con le rinnovate esigenze aziendali, creando nuove figure professionali specifiche che non esistono sul mercato e che possono essere formate solo on the job. Questo aspetto viene ulteriormente confermato dalle imprese come fondamentale anche post Covid-19, perché il focus della formazione futura sarà soprattutto sul reskilling (20%) ovvero la riqualificazione del personale finalizzata ad adattare le risorse interne alle diverse attività e necessità di business.

Anche i dipendenti, come le aziende, preferiscono l’e-learning rispetto alla formazione tradizionale: 55% vs 44%. Per i più legati al concetto di presenza, sono vincenti fattori quali il confronto con gli altri (12,8%), il contatto umano (16%) e l’efficacia (15,6%). I più propensi alla modalità a distanza, invece, ravvisano in essa soprattutto la possibilità di usufruire dei corsi in ogni momento (32,6%) e la comodità di evitare gli spostamenti (19%).

Alle aziende, i lavoratori per la formazione post emergenza chiedono innanzitutto un piano personalizzato per un percorso di crescita professionale (56%), un potenziamento di investimenti (21%) ma anche la possibilità di essere coinvolti attivamente nella scelta (13,3%).

Filippo Saini, Head of Job di InfoJobs commenta così quando emerso dall’indagine: “La lezione del lockdown ha messo alla prova le aziende sulla propria capacità di ripensare all’organizzazione aziendale, alle competenze necessarie e alle skill nelle quali investire. È positivo il fatto che il 63% delle aziende voglia continuare a investire in formazione e il 23,3% sia pronto a dare ancora più spazio al miglioramento delle competenze interne, vedendo in esse un valore determinante per il business. Possiamo quindi dire che de se un lato l’emergenza ha impattato sulle modalità di fruizione della formazione, dando una forte spinta all’adozione dell’online, dall’altro ne ha confermato l’importanza, posizionando di fatto la formazione come un asset vincente per la ripartenza”.

Redazione