L’emergenza coronavirus è ormai da diverse settimane un dato di fatto nel nostro Paese. Dalla chiusura di centri scolastici e culturali alla riduzione della mobilità dei cittadini, diverse sono le misure contenitive previste dal Governo. Ancora incerto è l’effettivo impatto che questo rallentamento forzato delle attività, soprattutto produttive, avrà sulla nostra economia. Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha anticipato il possibile scenario dei mesi futuri, quantificando la diminuzione del Pil dell’Italia di oltre lo 0,2% e sottolineando quindi una probabile revisione al ribasso delle stime attuali di crescita 2020, oggi pari a 0,6%.
Tali previsioni negative derivano dal fatto che le regioni maggiormente interessate dal contagio (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) sono anche quelle che dal punto di vista economico pesano di più sul mercato nazionale. Secondo le stime dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano su dati Istat, queste tre regioni sono sede del 35% delle imprese attive in Italia, sono responsabili del 46% del fatturato nazionale e danno lavoro al 40% degli occupati del settore privato. I settori maggiormente colpiti dalla frenata economica sono quelli che hanno dovuto bloccare la propria produzione per ottemperare alle misure di sicurezza poste dal Governo (manifatturiero) o che hanno subito un forte calo nella domanda (turistico). Inoltre, sono le piccole e medie imprese quelle a subire le conseguenze più gravi e ad incidere in maniera significativa sulla battuta d’arresto economica nazionale: le PMI manifatturiere e turistiche delle tre regioni più colpite valgono da sole il 10% del totale fatturato Italia e la loro limitata capacità di sofferenza finanziaria rispetto alle realtà più grandi, congiuntamente ad una minore dotazione digitale, rappresentano fattori da monitorare con attenzione in questo momento di crisi.
Le tecnologie digitali possono infatti rappresentare un potente alleato per proseguire l’attività aziendale da remoto in una situazione in cui gli accessi a uffici e impianti produttivi sono limitati. Se le grandi imprese hanno in larga parte già affrontato questo tema e sviluppato iniziative strutturate di Smart Working, solo il 30% delle piccole-medie si è attrezzato per garantire parziale o ampia flessibilità al lavoro: i device per il lavoro in mobilità quali pc portatili, tablet e smartphone vengono messi a disposizione da larga parte delle PMI (il 65%), ma nei fatti sono ancora poche le realtà che hanno sistemi informativi e repository di dati integrati accessibili in luoghi esterni all’azienda. Basti pensare che le piattaforme Cloud sono utilizzate solo dal 30% delle PMI e che la diffusione di sistemi di ERP non arriva alla metà delle realtà.
In questo quadro di emergenza sanitaria, il Governo sta lavorando ad un pacchetto normativo d’urgenza che supporti il sistema produttivo delle aree maggiormente interessate, con particolare attenzione al comparto PMI: tra gli interventi sono previsti una procedura di accesso rapido per le piccole e medie imprese al Fondo di garanzia, la sospensione dei pagamenti delle forniture dei servizi come gas ed energia elettrica, la sospensione dei termini degli adempimenti societari e la proroga al 2021 delle misure previste dal codice della crisi di impresa, nonché una attenta attività di monitoraggio dei prezzi di alcuni prodotti sanitari.