Il ruolo periferico che un team coach deve ricoprire quando lavora con un gruppo di persone dà, come è noto, grandi vantaggi all’attività di coaching. La sua posizione “esterna” gli/le permette di porsi in posizione “panoramica” rispetto allo stesso gruppo. Tra i vantaggi della posizione “panoramica”, ce n’è uno particolarmente interessante: la possibilità di disegnare la mappatura dei componenti del team.

Ogni team ha una propria configurazione e mi riferisco esattamente alla disposizione delle persone nello spazio. Raramente le persone occupano spazi casuali, anche quando sono pienamente convinte di farlo. Sia che ci si trovi attorno ad un tavolo, sia che si occupi una sala con le sedie disposte in file parallele come a teatro, le persone tendono ad occupare spazi che li rassicurino e li rappresentino. Esistono diverse possibilità di “clusterizzazione” (termine orrendo, ma efficace):

  1. relazioni preferite
  2. antagonismi
  3. coalizioni
  4. clan
  5. dipartimenti
  6. divisioni

Come ho già detto, il posizionamento “geografico” dei membri del team non deve mai essere considerato un caso. In effetti, offre una serie di indicatori sulla trama che intreccia la rete del team reale, rispetto a quello ufficiale. Forse, più che di “mappatura geografica”, si potrebbe parlare di “mappatura geopolitica”. È anche molto importante non saltare mai a conclusioni affrettate. Uno stesso layout “geopolitico” può rivelare diverse dinamiche di squadra sottostanti. Un buon sistema per un team coach è quello di stendere una mappatura per ogni incontro e verificare le costanti. Per esempio:

  • Chi siede vicino a chi e di fronte a chi?
  • Chi gravita regolarmente accanto al leader?
  • Chi si siede di fronte al leader?
  • Chi si muove molto?
  • Chi, gradatamente, si è portato ai margini?

Queste domande, e le corrispondenti osservazioni del layout del team, sia durante le sessioni di lavoro che durante le pause, possono fornire indicatori eccellenti sull’equilibrio sistemico e le dinamiche di rete all’interno del team. Un team coach avveduto si riposiziona regolarmente e si muove all’interno della “geografia” del team. Sfrutta tutte le opportunità per scambiare i posti con i membri del team che abbandonano la loro posizione. Sposta la propria sedia per avere una visione diversa della stanza. In alcuni casi, il coach può chiedere esplicitamente ai membri del team di scambiarsi i posti, o al leader di avvicinarsi o di mettersi al centro. Spesso, il semplice spostamento del leader cambia la prospettiva di tutti sulla disposizione “geopolitica” della squadra. In ogni caso, anche quando nel team non ci sia un leader identificato, è bene che il coach si disponga ai margini o in posizione di semplice partecipante. Un’interessante provocazione potrebbe essere quella di mostrare ai membri del team i risultati dell’osservazione della loro disposizione nel corso di più di una sessione e stimolare le loro osservazioni. Quasi certamente, la maggioranza di loro riterrà del tutto casuale il proprio posizionamento, ma potrebbe essere l’occasione per proporre una geografia di squadra diversa e più dinamica.

Giuseppe Andò

C-level, Executive, Team & Career Coach. Associate Coach Marshall Goldsmith Stakeholder Centered Coaching. Member of Board EMCC Italia (European Mentoring & Coaching Council).