La Lombardia è la prima regione per numero di imprese ad alto tasso di innovazione (13,1%), ma è il Trentino – Alto Adige, con l’8,4%, a vincere per vocazione al “digitale”. È quanto emerge da un’analisi sulle aziende del nostro Paese effettuata da CRIBIS attraverso Margò, la nuova piattaforma per lo sviluppo commerciale realizzata dalla società del gruppo CRIF specializzata nella business information.

Solo il 5,9% delle imprese italiane dimostra un’elevata attitudine digitale, percentuale che sale per quanto riguarda l’innovazione (7,6%).

“Innovazione e digitale sono elementi chiave per affrontare la ripartenza dopo il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19”, dichiara Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS. “I numeri ci dicono che in quest’ambito c’è ancora molto da fare, ma per rispondere efficacemente alla crisi è necessario ripensare strategie e processi produttivi, puntando ad un approccio che, facendo leva su innovazione e canali digitali, consenta di trasformare la ripartenza in un’occasione di rilancio”.

L’attitudine digitale

CRIBIS ha analizzato l’ “attitudine digitale” delle aziende italiane in base a una serie di parametri di valutazione: gli investimenti in digital marketing e trasformazione digitale, quanto e come l’impresa utilizza il canale internet per il proprio business, l’efficacia del sito e delle attività di e-commerce. Solo il 5,9% del campione esaminato dalla società del gruppo CRIF si distingue per l’elevata attitudine digitale. Per la maggior parte dei casi (70,3%) si tratta di aziende che hanno fino a 10 dipendenti e sono state fondate dopo il 2000 (59,1%).

In base all’analisi di CRIBIS, il Trentino – Alto Adige è la regione con la percentuale più elevata (8,4%) di aziende più vocate al “digitale” sul totale delle imprese del territorio, seguita da Veneto (7,6%), Friuli–Venezia Giulia e Lombardia (a pari merito con 7,4%), Emilia – Romagna (7,1%) e Valle d’Aosta (6,9%). Agli ultimi posti della classifica la Calabria (2,6%), preceduta da Molise (2,8%) e Basilicata (3,2).

A livello provinciale, Trento e Rimini, entrambe con il 9,1%, detengono il primato per quanto riguarda la vocazione digitale. Alle loro spalle Lecco (8,8%), Vicenza (8,5%), Bologna (8,3%) e Padova (8,2%). Fanalino di coda Crotone con l’1,7%, preceduta da Enna (2,2%), Sud Sardegna (2,3%) e Reggio Calabria, Foggia, Caltanissetta, Caserta, Nuoro (2,4%).

Sotto il profilo del settore merceologico, la percentuale più alta di imprese con attitudine digitale sul totale del campione esaminato da CRIBIS si registra nel macro-settore dei “servizi” (33,6%), seguito da “industria e produzione” (20,6%) e “commercio al dettaglio” (14,4%), mentre per quanto riguarda i micro-settori prevalgono i “servizi commerciali” (4,5%), la “programmazione per computer e produzione software” (3,3%) e la “consulenza e pubbliche relazioni” (3%).

Il livello di innovazione

Per stabilire il livello di innovazione delle imprese CRIBIS ha preso in considerazione diversi criteri: dallo sviluppo di brevetti innovativi all’approccio smart al business, dagli investimenti in ricerca e sviluppo all’attività di export. Ne emerge un identikit di aziende giovani e situate al Nord. Il 63% delle imprese, infatti, è stato fondato dopo il 2000, mentre il 65,1% ha sede al Nord, come conferma la classifica regionale, che vede in prima posizione la Lombardia (13,1%), seguita da Trentino – Alto Adige (9,9%) e Veneto 9,4%. Ai piedi del podio il Lazio (8,3%), che precede di misura l’Emilia – Romagna (8,2%), mentre Calabria (1,9%), Molise (2,2%) e, ex aequo, Sicilia e Basilicata (2,6%) sono le regioni con la più bassa concentrazione di aziende innovative.

La Lombardia domina anche a livello provinciale, con otto province nelle prime otto posizioni: Milano (14,6%), Lecco (14,4%), Varese (13,3%), Brescia (13,2%), Bergamo (13%), Monza e Brianza (12,9%), Como (12,5%) e Sondrio (11,9%). Crotone è la provincia con il minor numero di imprese orientate all’innovazione (1,4%), preceduta da Foggia, Reggio Calabria, Oristano e Sud Sardegna (1,8%), Nuoro e Enna (entrambe al 2%).

“Servizi” (32,6%), “industria e produzione” (22,7%) e “commercio al dettaglio” (14,7%) sono gli ambiti merceologici più innovativi, con una prevalenza, per quanto riguarda i micro-settori, dei “servizi commerciali” (5%), “locazione e gestione di immobili industriali” (3,3%) e “programmazione per computer e produzione software” (3,2%).

Redazione