In un mercato del lavoro sempre più competitivo, in un mondo in cui lo sviluppo tecnologico viaggia sempre più veloce, il focus dei curricula vitae si sta spostando. A spiegarcelo è Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società internazionale di head hunting specializzata nella selezione di personale qualificato e nello sviluppo di carriera: «il recruiting è in continua evoluzione, spinto dalle mutevoli esigenze delle aziende, le quali non possono che trovare un corrispettivo a livello di uffici HR e di agenzie di selezione del personale» anticipa l’head hunter.

Ecco che allora chi si trova a scrivere o ad aggiornare il proprio curriculum vitae nel 2024 non dovrebbe seguire unicamente quanto appreso per l’ultima ricerca di lavoro, condotta magari anni prima, quando le esigenze delle aziende e del mercato erano diverse.

Quali sono le principali differenze dunque?

«Le basi per un buon curriculum vitae sono sempre le medesime: si parla quindi di documenti che devono essere chiari, ben strutturati, completi ma concisi, da aggiornare e personalizzare per ogni singola candidatura, meglio se realizzati tenendo in considerazione le parole chiave per il ruolo al quale ci si sta candidando» afferma l’esperta, facendo riferimento ai software per la scrematura automatica dei curricula utilizzati da buona parte delle agenzie di selezione.

Per quanto riguarda invece le differenze, si parla per esempio «della particolare enfasi da porre sui traguardi di carriera, dell’importanza di Inclusion & Diversity o ancora, del design minimal».

Il trend più importante da conoscere per realizzare un curriculum vitae di qualità nel 2024 sarebbe però la centralità delle competenze.

«Le aziende sono sempre più attente nell’analisi delle effettive competenze dei candidati, a livello di soft come di hard skills. Probabilmente questa maggiore attenzione è figlia del gap delle competenze digitali, e della sempre maggiore difficoltà di individuare talenti con le necessarie skills tecnologiche».

Ecco che allora il curriculum vitae, lungi dal dover essere una lista di esperienze professionali, diventa sempre di più una presentazione sintetica ma efficace delle proprie competenze e dei traguardi raggiunti, elementi che peraltro possono essere esposti in parallelo, «così da porre in risalto le competenze che il candidato mette sul tavolo durante il processo di selezione» sottolinea Carola Adami, specificando inoltre che «questo approccio permette a chi cerca un nuovo lavoro sia di dimostrare il proprio valore, sia di allinearsi con i bisogni dell’azienda».

Ovviamente le skills da mettere in evidenza variano in base all’effettivo bagaglio di competenze tecniche e trasversali del candidato, nonché come conseguenza dei bisogni dell’azienda in cerca di talenti: si spazia dall’efficienza nell’utilizzare gli strumenti per il lavoro da remoto alle competenze organizzative, dalla resistenza allo stress fino alle capacità in campo di cybersecurity.

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Redazione