Unioncamere, in collaborazione con Ecomondo, ha presentato nell’ambito del convegno “L’Italia che studia verso il futuro” organizzato da Ecomondo l’8 novembre i risultati di un’indagine che rivela i fabbisogni di competenze delle imprese italiane per affrontare le sfide della transizione ecologica e dell’innovazione sostenibile.

L’indagine, condotta su un campione di imprese dell’ecosistema Ecomondo, sottolinea la crescente importanza delle competenze specialistiche, unite a capacità di co-progettazione, problem solving, flessibilità e adattamento.

“Dall’indagine emergono alcuni aspetti molto interessanti”, sottolinea Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere. “Intanto che se le competenze specialistiche dei lavoratori sono essenziali, quasi altrettanto importanti sono le soft skill, le competenze trasversali che non si apprendono nel corso degli studi ma che sono indispensabili proprio per guidare e attuare i cambiamenti all’interno delle imprese. Inoltre, le imprese assegnano un valore significativo anche alla certificazione delle competenze del personale da assumere possibile attraverso la collaborazione tra imprese e istituzioni formative”.

“L’Italia è leader tra le principali economie europee nella green economy ma per continuare ad essere competitiva ha bisogno di una formazione all’avanguardia e di rispondere alla crescente domanda di competenze green e che arriva dalle imprese” spiega Alessandra Astolfi, global exhibition Director Green & Technology Division di Italian Exhibition Group. “Dall’indagine che abbiamo svolto è emerso che, in 9 casi su 10, tali competenze sono molto difficili da trovare. Per questo attraverso il progetto “Green Jobs & Skills” di Ecomondo, stiamo favorendo, da un lato, l’incontro fra domanda e offerta e, dall’altro, l’interazione fra imprese ed enti di formazione, scuole, ITS Academy e Università per lo sviluppo delle nuove competenze e la creazione di nuove figure professionali”.

Le imprese intervistate si mostrano fortemente orientate verso l’innovazione sostenibile. Negli ultimi 5 anni il 78,4% delle imprese ha investito in innovazione per la sostenibilità, mentre il 18,3% pensa di farlo prossimamente. Questo orientamento si traduce in una significativa domanda di upskilling e reskilling del personale esistente per allinearsi alle nuove sfide ambientali e tecnologiche. Gli investimenti in queste aree, inoltre, rispondono alla necessità di aggiornare le competenze del personale attuale, elemento ritenuto fondamentale per migliorare la competitività. Altrettanto strategico è il reclutamento di nuovo personale con competenze adeguate alle innovazioni introdotte in azienda. Tra le competenze cruciali per affrontare le sfide del mercato della duplice transizione digitale e green il 47,8% delle imprese segnala le competenze specialistiche collegate al profilo tecnico collegato (hard skill). Molto ricercata anche la capacità di lavorare in gruppo (co-progettazione), segnalata dal 42,2% delle imprese, il problem solving (36,6%) e la flessibilità e adattamento (34,8%).

Nonostante l’interesse per nuove competenze, 9 imprese su 10 segnalano difficoltà nel reperire i profili professionali adatti, principalmente per l’assenza di competenze specifiche in ambito sostenibilità. Per ovviare a questa carenza, l’80% delle imprese manifesta un forte interesse a collaborare con istituzioni accademiche e di formazione per avviare percorsi di coprogettazione, con l’obiettivo di formare risorse in grado di rispondere alle esigenze del mercato.

Oltre alla formazione, la certificazione delle competenze è percepita come un valore aggiunto dalle imprese. Circa il 60% del campione ritiene che la certificazione di specifiche competenze sostenibili e innovative sia fondamentale per garantire qualità e competenza nel personale.

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