Il business coaching è un’attività in crescente espansione e, proprio per questo, ha bisogno di ancorare i propri riferimenti teorici e pratici a criteri chiari e razionali.

Un buon esempio, per cominciare a fare chiarezza, è quello di provare ad inquadrare un’attività che viene genericamente collocata nell’ambito del business coaching, ma che ha caratteristiche molto più complesse e articolate: l’executive coaching.

Che differenza c’è con un generico business coaching?

Cominciamo col dire che l’executive coach lavora con imprenditori e dirigenti apicali, quindi con persone che hanno una profonda conoscenza tecnica del proprio lavoro. Non che i livelli intermedi non ce l’abbiano, ma certamente non hanno la prospettiva strategica che ci si aspetta da un C-level manager. Quindi, un executive coach è essenzialmente un “Thought Partner“, ossia un professionista che sa come condurre metodologicamente un processo di pensiero a due, con l’intento di trarre dall’interlocutore il meglio dai suoi ragionamenti. Una sorta di maieutica post litteram.

Cosa fa un executive coach?

Ti sfida, o meglio, sfida il tuo modo di pensare, per cambiare i tuoi paradigmi e i tuoi presupposti. Ha le competenze e la formazione adeguate per interferire positivamente sui tuoi modelli di pensiero e stimolare la tua creatività.

Il risultato di questo processo, ossia le idee che ne scaturiscono, saranno sempre il prodotto di un processo interiore del coachee e mai del coach.

Quando può essere utile un executive coach?

Ogni volta che hai bisogno di una “sponda di pensiero” per concepire e sviluppare nuovi modelli di business, business reshaping, change management, cambiamenti culturali in azienda, ecc., oppure quando prendi coscienza di non riuscire ad ottenere il massimo dalla tua squadra, perché esprimi una leadership inefficace.

In certi momenti della vita professionale (e non solo), noi tutti abbiamo bisogno di qualcosa di più di una semplice opinione, abbiamo bisogno di qualcuno che ci stimoli a divergere dai soliti percorsi di pensiero che seguiamo da sempre. Sì, perché trovare soluzioni innovative significa inventarle.

La difficoltà consiste nel coordinare creatività e metodo, innovazione e praticabilità delle idee, visione e sequenza delle azioni utili alla loro implementazione.

Per ottenere il massimo da un executive coach è fondamentale la libertà e il senso di sicurezza.

Non si tratta di un brainstorming, ma più di qualcosa che assomiglia ad una jam session tra due musicisti.

Giuseppe Andò

C-level, Executive, Team & Career Coach. Associate Coach Marshall Goldsmith Stakeholder Centered Coaching. Member of Board EMCC Italia (European Mentoring & Coaching Council).