Economia circolare, corretta politica del riciclo e degli smaltimenti, riduzione delle emissioni, certificazioni, misure di welfare aziendale… e poi? Le Mid Cap (aziende di media capitalizzazione) italiane dimostrano un buon grado di conoscenza delle tematiche ESG (Environmental, Social e Governance) ma, quando si tratta di tradurre il tutto in scelte mirate, a prevalere sembra essere una sorta di attendismo, una ancor bassa formalizzazione delle policy sociali e di buona governance e una preponderanza dei fattori ambientali. Generalmente, una poca consapevolezza sul fatto che una strategia aziendale ispirata alla sostenibilità sia portatrice di valore aggiunto nel medio termine.
È il quadro che emerge dallo studio Sostenibilità e creazione di valore. Un binomio da ricercare, realizzato da Global Strategy, società di consulenza strategica e finanziaria, che è stato presentato nel corso dell’XI edizione della presentazione dei dati dell’OsservatorioPMI Aziende Eccellenti 2019 nella sede di Borsa Italiana.
“I dati raccolti dalla nostra analisi annuale ci hanno permesso di identificare 722 Aziende Eccellenti dal punto di vista economico e finanziario. Quest’anno abbiamo voluto approfondire con loro anche un aspetto che sta diventando sempre più rilevante, ovvero l’approccio verso le tematiche ESG, afferma Antonella Negri-Clementi, Presidente e CEO di Global Strategy. Il fattore della sostenibilità, non soltanto in chiave ambientale, acquisterà nell’immediato futuro un’importanza decisiva sulla capacità delle aziende di generare valore, guadagnare in competitività e gestire l’esposizione ai rischi. Dal nostro studio il dato più evidente che emerge è che molti degli Imprenditori Eccellenti adottano già oggi, spesso in modo inconsapevole e poco gridato, comportamenti virtuosi; la sfida sarà quella di integrarli nel loro modello di business e nelle strategie aziendali”.
L’analisi di Global Strategy si è concentrata su un campione di 722 Mid Cap Eccellenti, selezionato tra oltre 10.000 aziende di eguali dimensioni: si tratta di realtà operanti nei settori manifatturiero, servizi e commercio, che negli ultimi cinque anni hanno fatto registrare indici di crescita, redditività e solidità patrimoniale sensibilmente superiori alla media del proprio settore di riferimento. Si tratta quindi di uno studio svolto sull’eccellenza, sulle aziende la cui pagella in termini di performance economiche è già altissima. Ma che dimostrano che, anche se il cammino rispetto ai temi della sostenibilità è già iniziato, la strada da fare è ancora lunga.
Di fatto se quasi il 100% delle aziende intervistate afferma di conoscere con diverse sfumature le tematiche ESG, e sette su dieci dichiarano di adottare politiche di sostenibilità, ad aver sviluppato una vera e propria strategia integrata è poco meno della metà (48%).
Altro tema ancora riguarda la gestione della filiera. Il 44% delle aziende intervistate dichiara di utilizzare criteri di sostenibilità nella scelta e nei controlli della propria supply chain ottenendo, a fronte di maggiori costi, una maggiore qualità e maggiori livelli di servizio. “In particolare le Aziende Eccellenti che operano nel business di trasformazione delle materie prime, spiega Stefano Nuzzo, responsabile dell’OsservatorioPMI ed Equity Partner di Global Strategy, stanno capendo prima di altre l’importanza di una corretta gestione della catena di fornitura a garanzia della costanza dei volumi, delle specifiche e dell’affidabilità”.
Andando ad analizzare le effettive policy ESG adottate e formalizzate dalle Eccellenti intervistate da Global Strategy si conferma la preponderanza delle tematiche ambientali rispetto a quelle sociali e di governance. Non c’è bisogno necessariamente di parlare di effetto Greta Thunberg, ma è palese che comportamenti legati al corretto riciclo dei rifiuti (su cui peraltro vige in Italia una legislazione stringente), al ricorso alle energie rinnovabili e alla riduzione delle emissioni siano da dare quasi per scontate in un’azienda che ambisca all’eccellenza. Comportamenti che 2 intervistate su 3 dichiarano di adottare. La percentuale scende vicino al 50% se si parla di politiche di sostenibilità sociale e di governance: in questi due ambiti le policy più formalizzate risultano essere nel primo caso quelle di tutela della soddisfazione e benessere dei lavoratori, e nel secondo caso quelle di adozione di un codice etico e di condotta. Da registrare che nel panel di Eccellenti intervistate da Global Strategy la quota di donne presenti nei Consigli di Amministrazione si attesta intorno al 20%.
Dalla sintesi di quanto sin qui esposto emerge la consapevolezza e la predisposizione delle Aziende Eccellenti italiane a riconoscere l’ineluttabilità della Sostenibilità in ottica ESG; ma, in chiusura, questi risultati non devono far trascurare un’altra evidenza di fondo: cioè che solo una Eccellente su quattro ritiene che l’adozione di politiche ESG contribuisca alla creazione di valore.
Un dato che è già di per sé eloquente, ma lo diventa ancora di più se lo si legge alla luce di un altro elemento: la valutazione da parte degli imprenditori e del top management dell’importanza delle politiche di sostenibilità. In una scala da 1 (nulla) a 5 (molto alta) le convinzioni etiche della proprietà sono in assoluto l’elemento più importante, con un punteggio di 3.8; analogo al calcolo del ritorno che l’adozione di scelte green può avere come ritorno di immagine. Punteggio 3.5 per chi decide di far qualcosa “per adeguarsi ai trend attuali o ad adempimenti normativi”, e solo 2.7 (che significa “abbastanza poco importante”) l’idea che politiche ESG possano migliorare gli indicatori di performance anche nel breve periodo. “Opinioni e convinzioni etiche, quindi, più che una pianificata strategia economica. Riconoscimento del proprio ruolo di catalizzatore sociale, ma non ancora consapevolezza dell’impatto della sostenibilità sul valore aggiunto nel medio-lungo periodo.