Nell’attuale scenario economico, nel quale nuove tecnologie permettono a vecchi e nuovi player di competere anche in settori in cui le aziende italiane hanno da sempre avuto un ottimo posizionamento, diventa fondamentale guardare con occhi nuovi al ruolo dell’imprenditore e del manager.

È quanto discusso nel corso dell’evento Capitale Manageriale e Strumenti per lo Sviluppo, organizzato da Confindustria e Federmanagernel corso del quale è intervenuto Josef NierlingAmministratore Delegato di Porsche Consulting:

«Imprenditori e manager – le guide della trasformazione all’interno delle aziende – stanno modificando il loro modo di operare nella direzione di una vicendevole “contaminazione” e “fusione delle competenze”. L’imprenditore in particolare sta acquisendo dal manager la capacità di gestire team di persone sempre più complessi ed eterogenei, evitando di “agire” in prima persona. Il manager per contro deve appropriarsi delle capacità di visione e di sperimentazione continua, tipiche dell´imprenditore» – ha dichiarato Nierling nel corso del suo intervento.

Il processo di trasformazione si sta realizzando in un contesto nel quale in Italia è ancora elevato il numero di aziende familiari, pari a circa l’85%, simile alla Germania, dove si stima siano il 90%. In Italia, come in Germania, la presenza di manager nelle posizioni apicali delle PMI è piuttosto ridotta. Nel nostro Paese sono circa il 66% le imprese sotto i 500 dipendenti che non si avvalgono della gestione di manager esterni, paragonabile alla situazione tedesca, dove rappresentano il 70%. Nelle aziende sopra i 500 dipendenti però la situazione in Germania cambia radicalmente: il 60% delle PMI è infatti guidato da manager esterni.

Proprio in Germania infatti, si stanno sviluppando approcci di gestione aziendale radicalmente diversi da quelli tradizionali.

Il management tedesco è da sempre particolarmente legato al prodotto e a tutto il comparto ingegneristico e tutto ciò trova numerosi punti di contatto con il nostro sistema nazionale.

Ma oggi, evidenzia Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria, intervenuto all’evento: “Sapere fare bene qualcosa è solo un prerequisito: quel 20% delle aziende italiane che oggi ha successo, l’ha ottenuto perché ha saputo investire in asset immateriali, come la conoscenza, la formazione, la cultura, la leadership della trasformazione”.

È proprio da questi temi che deve nascere una nuova idea di innovazione e sviluppo imprenditoriale. L’incertezza dei mercati, dovuta ai nuovi equilibri economici e alle nuove tecnologie, in Germania ha portato ad una maggiore delega ed autonomia. Il leader, sia esso imprenditore o manager esterno, è sempre più focalizzato sulla definizione e comunicazione della visione aziendale, ma non entra più nel merito del “cosa fare” per realizzarla. Il focus si sposta invece sul “perché”, sullo scopo ultimo dell´azienda, e sul “come”, ovvero sulla cultura e sui processi di base.

Inoltre, per interpretare la realtà competitiva, sempre più complessa ed ambigua, il top management si avvale di team sempre più articolati, con una predilezione per la diversity, di genere, di cultura e di background formativo. Non si cercano più semplicemente “i talenti”, ma “il talento particolare” che è dentro ogni singolo individuo. Se in passato il processo di “managerializzazione” passava soprattutto per organigrammi e funzioni, ora queste diventano sempre meno rilevanti: il lavoro di oggi si organizza sempre più per team, in grado di affrontare “agilmente” le sfide in continua evoluzione. Si cercano collaboratori con grande agilità nell’apprendimento e si offrono al contempo modelli di lavoro altrettanto agili e flessibili.

Infine, i leader di oggi pongono grande attenzione alla sostenibilità degli impatti dell’azienda: non solo quella finanziaria – che resta fondamentale in quanto motore di investimenti e innovazione – ma anche sociale e ambientale. Qui la contaminazione è inversa: se un tempo gli impatti sociali e ambientali erano all’attenzione di pochi imprenditori illuminati, oggi sono tra le priorità di tutti i manager.

La sintesi della virtuosità del modello tedesco è racchiusa qui, nella profonda collaborazione tra istituzioni governative, sociali, accademiche e le imprese, unite per creare e favorire la competitività dell’intero Sistema Paese.

Redazione